Tre giorni chiusi in studio a Brooklyn.Succede che il proprietario dello studio sia il figlio più piccolo di una storica famiglia di importatori di vini italiani in america.Non lo sapevo.Ora capsico molte cose.L’amore per le piccole differenze.L’ho scoperto dopo che ha aperto la terza bottiglia che qui bisogna fare un leasing.Vino e musica sono da sempre una coppia che funziona.Sono tante le analogie possibili.Tra un vino normale e un vino buonissimo si sono di mezzo i tre centimetri del salto in alto alle olimpiadi.Mi spiego.Per saltare fino a una certa altezza ci vuole un allenamento che tutti più o meno possono permettersi,poi ogni centimetro costa fatica,tantissima,troppa per quasi tutti.
Tre giorni a dirigere il traffico di una band di dieci musicisti incalliti.Ora ho dei nastri pieni di roba venuta fuori a valanga.Quello che mi interessa in questo momento è cercare.Immaginare un tamponamento tra il pullman di james brown e il furgone dell’orchestra casadei.Constataziione amichevole poi la sera i due si ritrovano scambiati i musicisti e iniziano a suonare.Provare a elettrificare la musica italiana degli anni cinquanta quella scritta quando io non ero nemmeno in’idea dei miei genitori,quando loro erano bambini,quando l’Italia usciva dalla guerra a pezzi e aveva bisogno di ricostruire prima di tutto la fiduca in se stessa.In quei pezzi c’è qualcosa.La musica registra le atmosfere.